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ritsu zen


"Ritsu Zen" la percezione del centro

Ritsu-zen (in cinese zhan zhuang) può essere tradotto come “meditazione in piedi”, “stare eretto”, “abbracciare un albero” ecc. ed è la rielaborazione della posizione più importante dell’Yi chuan

La pratica del ritsu zen comincia con due posizioni. La prima posizione è una semplice postura in piedi. La distanza tra i due piedi deve essere uguale alla larghezza delle spalle, peso distribuito in egual misura sui piedi paralleli. State in piedi naturalmente, ginocchia leggermente piegate, gambe e fianchi rilassati, la colonna vertebrale allineata dal coccige alla zona occipitale, per questo, immaginate di essere sospesi ad un punto situato alla sommità della testa. Mantenete il corpo rilassato, ma non lasciatelo andare completamente. Rilassate leggermente il mento e portate la punta della lingua contro il palato, tenendo leggermente separati i denti. Chiudete le labbra e gli occhi dolcemente. Assumete una pacifica e serena espressione del volto.

punti hyakue tanden

Il punto (hyakue) alla sommità del capo per il quale si è sospesi è in linea con le orecchie.

        Il tanden si trova circa tre centimetri sotto l’ombelico, un terzo in profondità all’interno del corpo.

Nella posizione è allineato con il punto di sospensione all’apice della testa.

Il peso del corpo è equamente distribuito sul centro della pianta dei piedi.

Dalla prima posizione bisogna abbassarsi dolcemente piegando le ginocchia.

Testa, dorso e bacino restano allineati come nella prima posizione. Senza curvarsi in avanti, mantenendo la colonna vertebrale eretta, immaginare di posare i glutei sull’orlo di uno sgabello alto. Il mento leggermente piegato verso lo sterno, in modo da distendere il tratto cervicale della colonna, i muscoli del viso rilassati, per questo è sufficiente accennare un sorriso. I piedi dritti in modo da consentire l’apertura della zona lombare (dietro l’ombelico) meïmon (porta della vita).

Nota importante: per verificare l’apertura del meïmon sollevate una gamba e tenete il ginocchio tra le mani, questo vi permetterà di familiarizzare con la posizione d’apertura del meïmon.meimon

 Lentamente portare entrambe le mani verso l’alto e in avanti, a formare un cerchio aperto davanti al torace e al livello delle spalle. I palmi delle mani sono rivolti verso il proprio torace e le punte delle dita distano tra loro tre mani verticali .

La mano leggermente concava, come se volesse tenere un pallone da basket, in modo da stimolare bene il punto rôkyû. Le spalle rilassate, l’angolo fra braccio e avambraccio leggermente superiore ai 90°.

ritsu-zen

Nell’esecuzione del ritsu zen potete associare degli esercizi mentali:

•    Tenete le mani dentro un tronco di un albero ultra centenario. Sentite l’energia che si è formata nel corso del tempo. Voi l’assorbite con la respirazione.

•    Avete fra le mani un pallone enorme. Voi portate il pallone oppure il pallone porta voi. Questo pallone condensa l’energia cosmica che voi assorbite con la respirazione.

•    Il vostro corpo è avvolto da una nebbia che riflette il colore dorato dell’energia cosmica. Essa penetra in voi dai pori della pelle.

•    Siete in un bagno caldo che condensa l’energia della terra. Il vostro corpo è pulito e purificato e l’energia della terra v’impregna.

Avete un fiore molto bello nel ventre il cui profumo impregna la sommità del capo (hyakue), le vostre mani ed i vostri piedi. Questo fiore s’ingrandisce nel vostro ventre. L’immagine è così viva che percepite le gocce di rugiada sui suoi petali. Il fiore si è ingrandito a tal punto che siete colmi del suo profumo così bello e puro.

Questa postura permette di stimolare in modo consonante gli emisferi destro e sinistro del cervello. Le mani devono essere poste in modo da essere alla periferia del campo visivo senza per questo ostruire la visione prospettica – in modo che la presenza e la sensazione delle mani stimoli continuamente ed in misura eguale i due emisferi. Se esse sono poste troppo in basso, escono dalla visione periferica e l’effetto di stimolazione diminuisce. L’associazione degli stimoli oculari e la sensazione delle mani che si armonizza a destra e a sinistra è lo scopo che si ricerca; ciò fa risaltare la sensazione del centro: la colonna vertebrale, i meridiani centrali, i chakra. Possiamo associarvi l’emissione di suoni, perché il cervello è stimolato ed attivato efficacemente dall’associazione di visione, movimenti o sensazioni delle mani e suoni, come insegna il buddismo esoterico.

La postura perfettamente simmetrica del ritsu-zen favorisce la formazione e il rafforzamento della sensazione di linea centrale del corpo. È a partire da questo stato corporeo e mentale che si rafforza l’yi: la forza della coscienza. Gli emisferi destro e sinistro del cervello sono in consonanza in virtù dell’emissione di onde delta; si è in uno stato di calma, lo stato del vuoto, che permette di far scaturire le capacità potenziali multiple relative alla vita. Il pensiero diventa una forza in questo stato mentale.

Marcello Vernengo

La percezione del centro di Giuliana Viel

La linea centrale che viene percepita grazie alla posizione di ritsu-zen è la rappresentazione della possibilità di ascesa e discesa che il corpo, inteso nelle sue molteplici possibilità, ha, ed è per questo che il portare l’attenzione alla posizione eretta e alla condizione di spinta verso l’alto e verso il basso che la postura offre, è fondamentale in quanto punto di partenza per le possibilità successive.

L’attivazione del suono non è solo la risposta che si attua nel micro cosmo corpo, ma è la dimostrazione della connessione fra macro e micro cosmo di cui yi è la testimonianza e il tramite.

Yì (Il significato) corrisponde nella tradizione indiana al puntino che sta sopra l’archetto di om anche in questo caso si tratta della condizione di contemplazione di uno stato, attraverso la coscienza vigile, o testimone, senza la quale non c’è consapevolezza di ciò che si muove e di ciò che si trasforma dentro il corpo ne tanto meno del processo che attraversa l’essere.

chakra della corona

Per compiere la vastità delle esperienze possibili attraverso il qi, devo sviluppare consapevolezza, e applicarmi di volta in volta all’osservazione di oggetti mentali differenti; questo processo che permette di sviluppare la sensibilità e la coscienza del proprio corpo e del proprio sé, è necessario a causa del fatto che la mente non è in grado, se non attraverso lo sviluppo di tappe successive, di comprendere la totalità dell’individuo e delle sue parti specifiche, ed ha bisogno di costanti termini con i quali misurarsi.

Nonostante l’apparente immobilità, l’individuo si trova a trattare condizioni di esperienza che sono esistenziali, ed è come se, senza che questo fosse al centro dell’attenzione costante, sviluppasse e dipanasse trame e orditi comportamentali in una evoluzione costante.

I suoni che muovono il nostro campo (il corpo energetico) provengono da luoghi differenti ed hanno direzioni e azioni differenti, si muovono dall’interno verso l’esterno e dall’esterno verso l’interno, e non è la sola grossa differenziazione, a partire da queste due direzioni principali, possiamo riconoscerne molte altre che da queste due si dipartono, tanto per fare un esempio il suono pur provenendo dall’interno dell’essere,si modifica a seconda di quale chakra è attivo nel promuovere l’intenzione che si sta agendo, non solo cambia il timbro e la potenza, ma varia la connotazione della vibrazione complessiva emessa.

A parità di suono l’effetto cambia a causa del significato Yì e dell’intenzione che fa agire il suono, la conseguenza è che il suono e le vibrazioni relative sono strettamente collegate al processo di evoluzione dell’essere e ne determinano a loro volta il circuito vizioso o virtuoso.

E’ come dire che non è così importante quale suono si emette, ma come lo si emette, quale è la condizione di partenza cioè che tipo di azione-non azione viene intrapresa dalla mente mentre il suono si muove, e quale imput coerente viene dato al corpo attraverso l’impulso esercitato dal suono.

Il suono proprio per questo può agire su livelli e con scopi differenti e può essere più o meno denso così come è più o meno denso il corpo nei suoi livelli fisico, emotivo, mentale.

Più il procedere dal denso verso il sottile da parte dell’elaborazione dei processi è chiaro e coerente, più il suono si fa da greve a sottile da statico a vibrante fino quasi a scomparire quando si intraprendono percorsi di attraversamento interiori profondi o analogamente quando si procede da regioni remote dell’essere (microcosmo) verso la vastità del cosmo corrispondente.

Quali sono gli elementi attraverso i quali il ritsu-zen come forma, si presta ad essere strumento attraverso il quale accedere alle potenzialità del campo?

Gli elementi strumento di questa possibilità sono I concetti, che si richiamano direttamente a fondamenti riconosciuti dal corpo come tali (input coerenti) e il tramite è il processo di equivalenza: noi siamo un micro sistema collegato ad un sistema più grande del nostro. Questo epurato dalle aberrazioni, risponde alle leggi del macro-cosmo nel quale il nostro, è inserito o del quale è emanazione diretta.

Prendendo come spunto il percorso di visualizzazione suggerito nelle pagine precedenti, possiamo dire che,quando partendo dalla posizione di base di ritrsu-zen attiviamo la visualizzazione mettiamo in moto il processo di eguaglianza e di identificazione attraverso delle chiavi:

1° Il richiamo alla forma-contenuto …..albero ultracentenario: stazione eretta,collegamento alto basso, richiamo ad una immagine sacra seppur laica, utilizzata anche nelle scritture per rappresentare l’unità dello spirito nel corpo, riferimento ai diversi livelli di conoscenza (corteccia,tronco,rami) e alle direzioni di scorrimento della linfa attraverso le radici e di trasformazione l’alchimia della luce che colora e dell’ossigeno che purifica il corpo attraverso il prana.

2° Il richiamo al contenuto-forma …. Avete fra le mani un pallone enorme. Voi portate il pallone oppure il pallone porta voi. Questo pallone condensa l’energia cosmica questo pallone diventa il tramite del processo di uguaglianza nel quale, primo ci uniformiamo, poi perdiamo questa identità per dare la possibilità al corpo, attraverso la capacità identificativa, di diventare altro, e nel farlo, di portare nella contemplazione concetti che, altrimenti, non riusciremmo a sperimentare.

3° Il richiamo alla possibilità …… Il vostro corpo è avvolto da una nebbia che riflette il colore dorato dell’energia cosmica,essa penetra in voi…

La possibilità sta nella proprietà transitiva: se io sono come e quel come mi penetra,io sono cosmo. Se oltre a questo alludo al superamento del confine della mia identità individuale, il plesso solare, e mi identifico col color oro, colore del chakra del cuore e della trasformazione dell’umano in divino, rendo possibile proprio attraverso questo passaggio l’equivalenza salendo così di ottava e portando il praticante a un livello energetico superiore.

4° l’utilizzo dei sensi per richiamare la sensazione di …. Siete in un bagno caldo che…..

……Il vostro corpo è pulito e purificato…

Il calore espande e dilata il corpo, mentre i concetti “ pulito e purificato” sono un altro modo per alludere alla chiarificazione della mente nelle due componenti materiale e sottile.

5° L’utilizzo dei sensi per cambiare dalla propria condizione di…… a uno stato di……..

Avete un fiore molto bello nel ventre il cui profumo impregna……Il fiore si è ingrandito a tal punto che siete colmi del suo profumo così bello e puro.

L’attivazione dell’olfatto amplia una sensazione che, da particolare, diventa generale, infatti grazie agli stimoli dei neuroni olfattivi viene coinvolto nel processo di visualizzazione il sistema limbico in cui prendono corpo le emozioni e in quello più complesso ippocampo-amigdala che presiede attraverso il cervello antico a uno dei sistemi semiotici più primitivi in grado di fornire informazioni precise e veloci e capacità di risposta a questioni primarie di sopravvivenza e anche richiami a sistemi complessi di natura sessuale e di specie.

Un passaggio diretto verso il cervello nel suo complesso e verso l’addome che per conformazione e formazione gli somiglia.

Tutto ciò che quindi viene attivato attraverso le sensazioni di profumo nell’amigdala viene trasferito e alle spire cerbellari che a quelle intestinali.

articolazioni qi energia

Allora qual è la funzione del suono? All’interno del contesto descritto, potremmo dire che il suono non solo ha caratteristiche differenti, ma assume funzioni diverse a seconda del corpo informato che lo conduce, vale a dire, di quale è lo scopo direttamente o indirettamente espresso, di cui la persona potrebbe o meno essere consapevole.

Più specificatamente il qi, pur avendo intelligenza propria, non è in grado di distinguere le parti dell’individuo che vanno potenziate, da quelle che oggettivamente sarebbe opportuno non rafforzare: il rafforzamento indifferenziato del campo è in grado di produrre benefici e aberrazioni.

Da qui, la funzione imprescindibile nella pratica del qi, della discriminazione e dell’osservazione attraverso Yì, che ci aiuta anche a capire quale importanza abbiano la visualizzazione e l’ascolto successivo a un processo, condotti nella condizione di silenzio.

Il suono agisce sulla totalità del corpo energetico attraverso il prana, e, attraverso il soffio o, per meglio dire, la condizione potenziale del respiro, sul campo. Io respiro: attraverso l’inspirazione porto nel corpo aria (prana), la immetto nel mio sistema-corpo, la faccio stazionare (pausa), ed espiro.

Già attraverso questa prima operazione, faccio agire un principio universale, pertanto riconoscibile attraverso il mio micro-cosmo che in quel principio è iscritto. Se unitamente sono consapevole, e richiamo, attraverso la visualizzazione, il processo, il suono che emetterò sarà espressione ed attivazione dell’oggetto di contemplazione respiro.

Il principio a cui mi riferisco in questo caso è “discesa, stasi, risalita”, del respiro ,che è anche in senso più ampio: nascita- esistenza in vita- morte, o usando un’altra metafora , inspiro-espansione, pausa-stazionamento, espiro-contrazione, pausa-stazionamento.

Per tappe successive potrei dire che mentre richiamo inspiro-pausa-espiro-pausa sto anche attraversando, grazie al corpo, un altro principio,che è di espansione e contrazione di cui io sono espressione come tutta la materia organica e inorganica vivente,che è il principio attraverso cui il cosmo si espande e dilata e poi si concentra e sparisce (big bang).inspiro pausa espiro pausa

Pausa, discesa, espansione, pausa,

discesa, stasi, ascesa, espansione, stasi, contrazione. ascesa, contrazione, pausa.

Pausa, stasi.

Il suono, per poter agire, deve essere riconoscibile dal contesto che lo emette, e, se è coerente per intento ed utilizza un principio riconoscibile e se se ne viene iniziati, agisce, indipendentemente che io conosca quel linguaggio-suono, oppure no.

Vorrei soffermarmi su questa affermazione, perché molta parte della delusione circa alcune discipline, definite come interne, o sulla possibilità effettiva di interagire con discipline, di cui non si conosce il principio o il linguaggio, è da mettere in relazione proprio con questo aspetto: quel linguaggio e quel suono, ad esempio un mantra, sono attivi, funzionano all’interno di un contesto o di un pensiero che li esprime, ma, per essere riconoscibili, devono passare attraverso la vivificazione di chi li riconosce e può attraversarli, che, successivamente, può renderli decodificabili e fruibili anche ad altri.

“gate, gate, paragate, parasangate, bodhi, svaha.”

È il mantra del sutra del cuore conosciuto e tradotto in tutte le lingue:

sutra del cuore

Sutra in tibetano Sutra furigana Sutra in coreano

nella traduzione italiana dell’ultimo sutra si recita:

“andate, andate, andate insieme all’altra sponda, completamente sull’altra sponda, benvenuto risveglio!”

Evidentemente si fa riferimento ad un sistema di valori e di credenze che contemplano come fine il raggiungimento di uno stato di liberazione e trasformazione di cui la pratica quotidiana è strumento: così è nel buddismo tibetano, in quello zen o coreano.

Non si può quindi estrapolare un aspetto del processo senza contemplare il contesto di riferimento altrimenti il suono non è vivificato ed agito.

Uno dei modi identificati per attivare il qi è quello di attribuire, come nel metodo Yayama, (guarire con il Qi), suoni di vocali a determinate aree del corpo corrispondenti a chakra, noi sappiamo che l’identificazione di queste aree non è uguale per tutte le tradizioni e le scuole, per i tibetani ad esempio i chakra:dal sanscrito ruote, sono cinque, per lo yoga sono sette, perché cambia il sistema di lettura e di attribuzione dei significati e dei valori.

Cambiano anche i piani sui quali il lavoro di visualizzazione di immagini e attivazione del suono agiscono.

Si passa da un piano dichiarato negli intenti come meramente energetico, ammesso che l’energia possa essere svincolata da significati, a un piano dove l’obiettivo del lavoro energetico è legato al raggiungimento di stati di trasformazione non solo del corpo fisico, ma anche emozionale, mentale, e spirituale intendendo per spirituale lo spirito nelle sue varie accezioni (Qi, Prana, Etere).

È evidente che per raggiungere un obbiettivo così complesso non si può che procedere per stadi,il cui primo stadio è l’esercizio costante finalizzato allo sviluppo della sensibilità,e successivamente trattare il qi come un campo differenziato all’interno del quale agiscono forze diverse con identità separate che reagiscono agli stimoli con regole che devono essere conosciute.punti di emissione energetica

Anche in questo caso pur essendoci un’azione attivante data dalla natura del suono, che percuote il campo e stimola il qi in tutta la sua totalità attraverso le strutture sottili e funzionali che compongono il corpo energetico, è necessario conoscere la natura del suono che viene richiamato ed emesso. Ogni suono attraverso la capacità identificativa richiama nella mente dei significati archetipi che possono anche non essere in relazione stretta con il linguaggio espresso, ma che potrebbero fare riferimento a significati allegorici o simbolici.

Giusto per fare alcuni esempi:

A- APERTURA:Amore, amicizia, altruismo, ammissioni, avere, ancora, alveoli,……

E- ESSERE: Entrare, emettere, elementare, erigere, etere, essenza, eterno,……

I - INDIVIDUO: Io, inconscio,intelletto, importante, intestino, incompreso,…..

O- OSSERVARE: Ossa, ostentare, ostinare, omettere, oltre, otre, OM…….

U- UNICO: Urtare, usare, ultimare, unghia, unire, …..

Significati simbolici

A aperto o ampio inteso come disponibile si dice ad esempio: apriti all’ascolto intendendo, con questo, un moto, un processo da attivare.

E eterno; intendendo per eterno sia un moto in eterno, che una condizione: l’eternità.

I individuo, l’essere che è separato da, o l’affermazione di possibilità da cui si comincia : l’Io.

Potremmo aggiungere molte cose, ma penso che sia sufficiente cominciare a riflettere e per fare questo bastano alcuni spunti.

Riassumendo se emetto il suono A, la prima cosa che facilmente accadrà sarà quella di aprire, se emetto E, connettere, I richiamare il principio distinto, O, il suono attraverso cui è possibile propagare. U si differenzia dagli altri suoni, perché invece che richiamare archetipi di possibilità, riporta a una condizione di chiusura mentale in termini di possibilità e di privazione esclusione dal punto di vista energetico.

qi qi

Riassumendo i livelli sui quali possiamo lavorare attraverso il suono sono da evidenziare attraverso la visualizzazione, contemplare attraverso la mente, percepire attraverso il corpo energetico reso sensibile, e trasformare attraverso i pensieri, le emozioni,le azioni.

Il suono nel fare questo ci può aiutare molto, per esempio attraverso un:

GRAZIE DAL PROFONDO DEL CUORE.

L’yi quan è stato fondato in Cina da Wang Xiang zhai (1886 - 1963) ed è il risultato di anni di studio di questo maestro. Egli da bambino fu iniziato alle arti marziali sotto la direzione del celebre maestro Guo Yunshan che viveva nel suo villaggio.
Guo Yunshan, uno dei più grandi adepti di xing yi quan, preferì formare questo discepolo eccezzionale non con delle tecniche diversificate, ma esclusivamente con il zhan zhuang, trasmettendogli direttamente l’essenza della sua arte, di cui non si poteva abitualmente avere conoscenza se non partendo da un elevato livello di pratica.
Quindi l’yi quan era già presente nelle arti da combattimento cinesi e veniva trasmesso solo agli adepti che avevano raggiunto un certo livello.
Dopo la morte del maestro Guo Yunshan, Wang Xiang zhai intraprese un viaggio attraverso la Cina, che durò circa 10 anni, durante il quale effettuò più di un migliaio di combattimenti, il più delle volte vittoriosi, grazie alla sua forza esplosiva. Ai suoi allievi insegnò direttamente ciò che era stato essenziale per lui, evitando ogni altra cosa. Intorno al 1920 chiamò la sua scuola yi quan, ma verso il 1945 i suoi ammiratori la chiamarono da cheng quan (boxe del grande adempimento). Oggi, si utilizzano i due appellativi e si considera la sua scuola derivata dallo xing yi quan, poiché egli è stato formato da Guo Yunshan, celebre maestro di quest’arte.
L’yi quan insegna come giungere ad una concentrazione di forza più che ordinaria, cioè straordinaria, che è uno dei punti cardinali di tutte le arti marziali, ma nello stesso tempo queste forme di allenamento in piedi hanno un effetto terapeutico notevole e costituiscono un efficace metodo di autotrattamento.





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