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Avvicinarsi a filosofie e pratiche che sono lontane dalla nostra tradizione è difficoltoso, ma molto stimolante, in particolare nella tradizione orientale è presente una cultura corporea, un utilizzo simbolico delle movenze del corpo, che lascia intendere quanto, del corpo, sia stato elaborato, scritto, studiato, ma soprattutto vissuto e rappresentato, e di come siano state vagliate le possibilità espressive e di indagine strutturandole in tracce o “forme” da ripercorrere all’infinito, fino ad aver compreso l’essenza di quel movimento.
E’ per questo che, per noi, assume importanza cercare di comprendere con la mente e con il corpo quegli aspetti di questa tradizione, che possono offrirci ulteriori strumenti di conoscenza dell’universo uomo. La vastità dei principi che fondano una tradizione sono presenti e vibranti in ogni parte del tutto, per questo motivo è possibile partendo anche da un aspetto periferico dell’esperienza, risalire e attraversarne una parte per ritrovare l’insieme.
Se da un punto di vista formativo e didattico riusciamo ad assumere anche una piccola parte di questi aspetti, cambiamo la struttura informativa dei nostri schemi corporei, ampliando le possibilità di risposta e di adattamento del nostro corpo e della nostra mente.
Il modo di procedere è quello suggerito dalla tradizione, la ripetizione di sequenze in cui, di volta in volta, si porta l’attenzione su aspetti diversi di quello stesso esercizio: la postura, il respiro, la visualizzazione, il movimento la costruzione e il fluire interno dell’energia o Qi, e l’espressione e lo scorrimento esterno al corpo del Qi.
La tradizione estremo-orientale, nella sua parte cosmologica, attribuisce la massima importanza ai due principi da essa designati coi nomi yang e yin: tutto ciò che è attivo, positivo o maschile è yang, tutto ciò che è passivo, negativo o femminile è yin. Questi due aspetti compaiono come categorie simboliche complementari fra loro in cui è possibile riconoscere e rappresentare tutta la realtà che appartiene e ci circonda.
In tutte le cose vi è una parte visibile e una parte invisibile, che però vi è compresa: il corpo è manifesto, la sua psiche-anima è immanifesta. Partendo da questo continuo alternarsi di polarità attraversiamo un’esperienza e il suo opposto: ad esempio Ching o leggerezza ci da la chiave per comprendere la profondità, oppure Man o lentezza ci permette di accedere alla velocità.Ogni aspetto apre al suo complementare (circolarità, andamento costante, agilità, rilasciamento, rimanere vuoti o immobili, agire).
L’obiettivo ultimo è quindi tramite l’esperienza, poter comprendere e trascendere l’esperienza stessa: attraverso il pieno trovare il vuoto, attraverso l’agire essere il non agire.
Giuliana Viel