scuola di ricerca spirituale

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tantra gennaio 2010


TANTRA. ENERGIA SESSUALE. Seminario

La normalità non esiste. Noi vediamo comportamenti normalizzati,

ovvero che rientrano in un range che viene comunemente

considerato accettabile.

Giuliana ha citato l'esempio di un suo paziente che aveva sviluppato

una assoluta insofferenza nei confronti di ogni contatto fisico.

Questo atteggiamento era nato come conseguenza del rapporto tra il

paziente e la propria madre che durante l'infanzia del figlio aveva

continuato ad adularlo oltre modo anche davanti a terze persone,

esagerando e amplificando le normali dinamiche di contatto fisico

madre-figlio. Quindi, dinamiche mentali possono finire con l'essere

agite anche sul piano comportamentale. Allo stesso modo una

dinamica nata sul piano comportamentale può agire e essere

registrata sul piano mentale o emozionale.

Oggi ci occupiamo di come riuscire a stimolare, e quindi a utilizzare,

incamerare, trasformare, agire l'energia sessuale che si sviluppa

nell'incontro tra persone. All'interno del nostro ceppo familiare

vengono determinati comportamenti e attitudini che determinano la

nostra relazione con la dimensione dell'energia sessuale.

Prima di tutto facciamo un'osservazione sul nostro gruppo. Una delle

cose sulle quali ultimamente si è riflettuto è la dinamica di energia

che si recepisce all'interno del gruppo di lavoro. Stiamo parlando in

termini simbolici, quindi non esiste nessun tipo di giudizio riguardo

tali dinamiche. Sostanzialmente tutti gli esseri rispondono a 3 tipi di

impulso. Impulso discendente, impulso ascendente e impulso di

conservazione. Il nostro è un continuo spostarsi tra materia esistente,

l'insieme dei gesti che nel tempo hanno determinato quella materia e

l'essenza. Quindi è un continuo spostarsi tra materia, trasformazione

della materia, annullamento della materia e reiterazione. La nostra

esistenza è sostanzialmente sospesa tra queste condizioni. Arriviamo

alla vita grazie a due direzioni, una direzione emerge in qualche

modo dalla struttura familiare a cui apparteniamo, e da una

condizione di possibilità che è potenziale. Quindi ci muoviamo tra

materia esistente e l'essenza. La nostra esistenza è sostanzialmente

sospesa tra queste condizioni: discendere, stare, risalire. Questa

condizione si ripete all'infinito e prevede una memoria personale ed

una memoria collettiva. Arriviamo all'esistenza con un bagaglio che

è dato dall'energia della materia esistente, dalla proiezione del

desiderio (che hanno trovato i nostri genitori nel loro incontro) e poi

dalla concretizzazione di quel desiderio nella nostra vita. Tale

processo avviene anche se non ne siamo consapevoli. Avviene sia

nel caso in cui la nostra vita è stata desiderata e voluta dai genitori,

sia in caso contrario. Nella prima ipotesi arriviamo alla nascita con

un principio vitale forte, nella seconda ipotesi all'origine di tale

principio vitale viene registrata una deviazione che dentro di noi si

sedimenta come interferenza; e chissà dove tale interferenza andrà a

collocarsi. Noi esseri umani siamo i portatori di tale principio vitale

universale, nostro malgrado. La vita cerca costantemente di ripetere

sé stessa. Non siamo che gli strumenti di tale principio superiore che

ha bisogno di noi per essere incarnato. La materia è intelligente

perché non potrebbe dare luogo a nulla se non avesse in sé i principi

vitali. Materia, desiderio e reiterazione del movimento di creazione.

Quando parliamo di energia sessuale immaginiamo sempre

l'interazione tra due individui, tra due identità quella maschile e

quella femminile. Prima della nostra discesa siamo delle entità sia

femminili che maschili. A che punto avviene la scelta? Quando

accade? Potenzialmente le due condizioni sono compresenti. La

scelta avviene nel momento della determinazione del sesso

dell'individuo incarnato.

Il suono è la possibilità di parlare. Abbiamo due orecchie, una è

specializzata nella ricezione delle parole l'altra nella ricezione dei

suoni. Abbiamo due emisferi cerebrali. Perché abbiamo una struttura

fisica così complessa? Per poter captare tutti i segnali che ci arrivano

dalla vita e per poterli veicolare verso la riproduzione, per assicurare

che la vita umana si perpetui. Gli emisferi cerebrali captano i

segnali, i segnali vengono tramutati in pensiero, il pensiero

determina impulsi, gli impulsi determinano eccitazione. A livello

materiale si ha contatto tra due organi genitali, maschile e

femminile: tale contatto è solo l'espressione in ambito relativo del

principio assoluto di cui abbiamo parlato.

Escludere la sessualità dalla vita corrisponde ad escludere

l'espressione dell'atto di creazione dalla vita.

La condizione di dolore che proviamo nel momento della venuta al

mondo, uscendo dall'utero materno, è dovuta alla sensazione di

separazione propria della discesa sulla terra. Infatti, nascendo,

passiamo da una condizione perfetta, di integrazione, ad una

condizione di mancanza di una parte di noi. Da quel momento

cerchiamo di ricostituire quella condizione di integrità che abbiamo

perduto al momento della nascita; a guidarci in tale ricerca

interviene il principio del piacere. Sentire sensazione di piacevolezza

equivale a sentirsi bene. Il principio del piacere, che guida la vita

sessuale, ci viene trasferito dai genitori all'atto del nostro

concepimento: se i genitori non hanno provato piacere (sul piano

fisico o non fisico) sentiremo ancora di più lo stacco tra la

condizione di unità propria della condizione prenatale e la

condizione di esistenza materiale.

Alla base del discorso che riguarda gli aspetti relativi all'energia

sessuale c'é sempre l'impulso. L'impulso viene poi indirizzato e

caratterizzato dal contesto generale (inerente ai genitori da cui

nasciamo, inerente al tipo di ambiente sociale in cui ci troviamo ad

agire). Se vogliamo capire come funziona la dimensione sessuale

dentro di noi dobbiamo contemplare tutte queste condizioni che sono

strettamente correlate alla nostra esistenza.

-LETTURA- (...) Non siamo pienamente consapevoli della nostra

pelle, non siamo pienamente consapevoli di ciò che il nostro occhio

vede, non siamo pienamente consapevoli del gusto degli alimenti,

del gusto delle labbra, dell'universo dei suoni. Abbiamo una

coscienza assai limitata. Se chiudiamo gli occhi e ascoltiamo

veramente... Nel momento in cui ci lasciamo trasportare dai suoni la

coscienza si apre all'infinito. Se sottoponiamo i cinque sensi ad una

disamina, perdiamo la nostra ricchezza. Tutto si perde nella fretta.

Da quanto tempo non abbiamo mangiato un frutto con piacere? Da

quanto tempo non abbiamo baciato da perdere il respiro e sentire

un'intensa circolazione di energia all'interno di tutto il corpo? Da

quanto tempo non abbiamo intuito la gioia o l'angoscia di un essere

dal suo odore? Da quanto tempo il nostro sguardo non si è perso

dietro le ali meravigliose di una farfalla? Dietro le nubi, dietro le

stelle, sulla corteccia di un albero? Nello sguardo di un altro essere?

Da quanto tempo non abbiamo più capito ciò che un altro essere

umano ci diceva non con le sue parole ma per l'inflessione della sua

voce, la sua sonorità?

SENZA UNA CONNESSIONE PROFONDA CON DELLE COSE,

IL CUORE NON SI APRE.

TUTTO CIÒ CHE ESCLUDIAMO PER PRINCIPIO DALLA

NOSTRA ESPERIENZA, PER CREDENZA, PER PAURA, PER

IDEALI, PER IGNORANZA, O PER MANCANZA DI

ATTENZIONE ALIMENTA IL NOSTRO SISTEMA

PROTETTIVO E SI TRASFORMA LENTAMENTE IN

PRIGIONE. (...)

Noi non sappiamo dove si vanno a fissare le esperienze, o le non

esperienze, che facciamo. Non sappiamo come e dove vengono

registrate all'interno del nostro sistema. E a che cosa danno vita, o

che cosa impediscono a noi di vivere.

-ESPERIENZA/PRATICA-

LETTURA... Abbandonare la nostra filosofia riguardo l’esistenza, le

nostre credenze, i nostri concetti. Anche il concetto del vuoto. E il

concetto dell'assoluto: sono un freno all'essere. È relativamente

facile abbandonare i concetti mondani più difficile abbandonare i

concetti filosofici e religiosi. Ci si proclama pienamente credenti,

buddisti, cristiani, musulmani eccetera. Il divino non può essere

colto in questa maniera.

I sensi sono delle porte indirizzabili all'esterno o all'interno. Che

cosa intendiamo con il termine "porta"? Intendiamo una possibilità,

un accesso, una condizione. Quindi quella condizione è ciò che ci

permette di passare da uno stadio ad un altro stadio, ovvero da una

parte all'altra del nostro essere. Per fare ciò non ci si può attenere

alle modalità con le quali di solito utilizziamo i sensi.

A livello simbolico e non solo le membrane sono filtri e allo stesso

tempo delle condizioni che permettono alle cose di stare insieme.

Questo stare insieme delle parti, questo non esondare delle parti, è

ciò che ci fa radicare nell'appartenenza. È ciò che crea il "senso di

me". Valicare le membrane, attraversarle, come ad esempio nella

rottura delle acque, ci comunica un senso di paura. Il passaggio da

uno stato ad un altro viene vissuto come attraversamento

pericoloso.

A livello mentale questa stessa esperienza del varcare i confini è ciò

che noi percepiamo come stare in una condizione di sanità piuttosto

che sforare verso una condizione di follia. Stare all'interno di uno

spazio dato piuttosto che rompere gli schemi sociali avendo

comportamenti socialmente non accettabili, può conferire un

apparente senso di appartenenza e identitá.

Il linguaggio diventa un limite quando chiama in essere i caratteri

distintivi dell'identità.

Ogni parte del corpo è una rappresentazione dell'aspetto divino. Non

esistono parti del corpo nobili e parti del corpo non nobili. Anche

l'ano è una parte nobile.

Per cambiare di stato occorre dapprima compiere un processo di

espansione seguito da un processo di focalizzazione in un solo punto

del corpo, arrivando a sperimentare l'uno indistinto in quella

particolare parte del corpo in questione. Un limite che dovremmo

cercare di superare è proprio quello di separare il corpo in parti

nobili e parti presunte come non nobili.

Espandere e poi concentrare il processo che dovremmo mettere in

opera ogni volta che vogliamo cambiare stato, togliendo le

interferenze della mente.

Bisogna riuscire a non creare interferenze quando stiamo facendo

un'esperienza specifica. Tutto ciò trasportato nell'ambito del nostro

argomento di oggi, ovvero nell'ambito dell'energia sessuale, che cosa

significa?

Sforamento. Ovvero trasferire. Trasformare un'esperienza sessuale

tramite pensiero, emozione, in una aspettativa o in una

rappresentazione o in un modello morale. Quindi attribuire a quel

piano significati e valori che non sono di quel piano. Questo è lo

sforamento.

Esperienza sessuale intesa come momento atto semplicemente a

creare piacere. Molti non riescono a vivere il rapporto sessuale

all'interno del puro ambito del piacere. Devono anzi rappresentarselo

con un'aura diversa. (Per le donne: "è l'uomo della mia vita, è il

principe azzurro, potrebbe essere il padre dei miei figli, ho sentito

qualcosa di speciale, ha una mente straordinaria"). Da un

particolare si astrae e si crea una rappresentazione, nel giro di mezza

trombata. In questo modo si creano delle interferenze che non

consentono di vedere le cose per quello che sono. Non si

percepiscono quali sono i contenuti reali del contratto che si sta

effettuando. Esiste un motivo per cui tutto ciò accade. Qual è? Per

quanto riguarda l'apparato femminile, la penetrazione sia essa

vaginale o anale, avviene molto vicina alla colonna vertebrale.

Quindi ciò che la donna sperimenta a livello di utero viene

istantaneamente trasferito verso l'alto; ed è molto facile che la donna

lo trasferisca e lo interpreti su altri piani. Cosa che per uomo non

accade. Se non siamo capaci di cogliere tali dinamiche e le

riportiamo sempre a livello di nostra esperienza unica e personale,

scollegata dall'aspetto simbolico, noi donne vediamo sempre il

principe azzurro, noi uomini vediamo sempre una nuova caverna da

possedere.

Esiste quindi la questione della direzione obbligata e della totalità.

L'uomo ha una direzione obbligata, la donna vive la totalitá, o

tendenzialmente tende a riportare un'esperienza limitata a

un'esperienza totale. Invece l'uomo, attraverso la propria direzione

obbligata, subisce una specie di estraneazione, come se l'esperienza

che fa il membro non fosse una esperienza che lo riguarda

complessivamente: perché per l'uomo l'atto sessuale è una esperienza

in uscita, che non porta verso il proprio interno; allo stesso modo

non riesce a sentire come proprie maternitá e paternitá. Non è

un'esperienza condotta dall'interno.

Direzione obbligata maschile e totalità femminile: come uscire da

questi limiti. Occorre trovare una mediazione e una integrazione. Il

maschile deve uscire dalla direzione obbligata che è quella del suo

membro, la donna deve uscire dalla visione totalitaria e totalizzante

che è quella del proprio utero che porta dentro e ingloba tutto. Come

si fa a fare questo? Da una parte c'è una situazione di espansione

necessaria, ovvero l'uomo deve espandere la propria esperienza.

Dall'altra parte c'è la donna che deve limitare, concentrare,

l'esperienza sessuale, ovvero rimanere nell'ambito dei "quindici

centimetri" di organo genitale del partner.

La dinamica sessuale dell'uomo è in uscita, quindi l'uomo durante la

pratica sessuale, tende alla dispersione energetica. La donna può fare

l'esperienza della trasformazione, l'uomo no. La condizione di

espulsione del seme maschile rende più difficile il raggiungimento

della trascendenza; é possibile in una condizione di non

eiaculazione, cioè in una condizione di trattenimento del seme. Nelle

pratiche ascetiche ci si astiene dall'atto sessuale per non disperdere

energia, per uscire dalla condizione "in uscita" che impedisce

l'utilizzo dei sensi in modalitá di integrazione e di totalitá.

Il pene indica la direzione. Se non si rimane focalizzati l'energia

sessuale può andare a vantaggio delle interferenze. Se da un punto di

vista psicologico non ho risolto il rapporto con il potere, subendo ad

esempio senso di sopraffazione, tenderò a portare sul sul piano

sessuale tale idea di sopraffazione. Quindi tenderò a sottomettere,

sodomizzare, maltrattare, incatenare, costringere la persona con la

quale mi relaziono sessualmente. Vivrò il rapporto sessuale solo

come possibilità di compensare il senso di frustrazione che ho sul

piano mentale. Allo stesso modo se ho subito sofferenza e non la ho

elaborata, tenderò a procurare sofferenza; quanto più dolore,

attraverso l'atto sessuale, riuscirò a procurare all'altro, tanto più io mi

riterrò soddisfatto. Questa è una deviazione dal principio sano di

dare e ricevere piacere.

L'atto sessuale, a livello fisico, si focalizza nella zona più contigua

alle parti terminali dell'intestino, ovvero nella zona dove risiedono le

nostre paure più profonde e le energie più animalesche.

Specialmente queste ultime potrebbero essere attivate nel corso di

giochi sessuali. In generale, se durante gli atti sessuali non facciamo

azione di attribuzione di significato, possiamo identificare

quell'esperienza come una nostra necessitá che ci porta a voler

perseguire e reiterare quella condizione. Prendere un'esperienza,

prendere una sensazione e trasferirla, farla diventare desiderio e

coazione a ripetere, fa sì che quella condizione, che magari era una

condizione di passaggio, si trasformi in un obiettivo da raggiungere a

tutti i costi. A questo proposito è stato citato l'esempio di un uomo

che durante una visione di atti di coprofilia ha provato sensazioni

tanto forti che, in assenza di attribuzione di significato, lo ha indotto

a cercare di ripetere quello stesso atto ai danni delle proprie

successive partner.

FINE





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