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Dinamica dell'esperienza


Dinamica dell’Esperienza

1. Noi siamo parte del Tutto.

2. Solo quando il corpo energetico si struttura diventa possibile attingere alle informazioni.

3. Ogni singola informazione va prima fatta scendere e successivamente va concretizzata in una esperienza corrispondente.

4. Ma la personalità individuale impedisce l’esperienza diretta. La personalità, infatti, filtra tutto e altera ogni cosa.

5. Il lavoro sulla personalità consiste nell’osservarsi, cambiare certi comportamenti, trasformare il giudizio, togliere le certezze, le rassicurazioni, gli alibi, le ideologie.

6. Il lavoro con G. consiste nella trasmissione di una in formazione (= frequenza).

7. Attraverso un’esperienza attivata da G., viene immessa nel campo individuale (corpo eterico) una nuova possibilità (informazione) nel modo di essere di ognuno.

8. La nuova informazione inizia ad attivare blocchi e ambiti della vecchia personalità.

9. In base al bagaglio individuale ognuno amplifica la nuova informazione e sperimenterà dei vissuti specifici.

10. La pratica individuale serve a consolidare le nuove possibilità d’essere, affinché divengano acquisizioni permanenti.

Farsi Attraversare

Attraversamento senza trattenere. Ogni esperienza entra e attraversa tutti i cakra. Se si ferma al terzo si avranno forti reazioni emotive di fronte agli eventi. Ma se non si trattiene, allora l’esperienza passa attraverso tutti i cakra e ti attraversa senza lasciare traccia. Un evento deve poter attraversare tutti i cakra, tutti i livelli di energia, che sono anche livelli di interpretazione.

Tantra

Se all’energia sessuale, che funge da potente motore energetico, si toglie ogni caratterizzazione (i riferimenti personali) allora si accede a un livello alto di esperienza, il Tantra.

L’informazione Muove le Esperienze

Se al mattino decido di mandare pensieri d’amore a persone che hanno bisogno di sostegno, e questo lo faccio perché presuppongo di saper donare loro energia a livello sottile, devo poi verificare se quel donare lo effettuo davvero nella mia giornata in una qualche forma concreta, ossia se attuo la condizione, l’esperienza e l’atto del donare a livello grossolano, altrimenti quel mio desiderio di donare rimane una mia rappresentazione, una velleità inefficace.

Quello che si deve osservare è se durante la giornata accadono esperienze concrete che confermano sul piano della realtà quell’intenzione ideale di donare. Ci deve, infatti, essere coerenza e consequenzialità tra l’informazione che richiamo al mattino e il mio comportamento concreto durante la giornata. Se durante la giornata ritrovo degli input riguardanti il dono allora ciò significa che ho attivato una informazione concreta ed efficace, in grado di produrre eventi. Tutto questo accade perché l’informazione muove le esperienze.

Nella vita, dunque, non vi è niente di materiale o reale cui rapportarsi. Ogni cosa è agita a partire da un piano sottile che attraversa tutte le sfere del campo a varie frequenze. Si deve pertanto saper pienamente interpretare una informazione per riconoscerla in un evento che ci accade.

Essere Tramite

Stare “giù”, nel mondo, e contemporaneamente essere “su”, in contatto col Cielo. Fare esperienza dell’”Alto” mentre, durante e con. Perché non si deve andare da nessun altra parte, non si deve fare meditazione per accedere a una vibrazione elevata, visto che quella condizione è nostra per esperienza diretta, e quindi è sempre con noi. Può essere presente quando si parla, quando si sta vicino a una persona … È l’esperienza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È qualcosa che arriva e noi facciamo da tramite, e nel fare da tramite ci si trasforma.

Nella meditazione individuale c’è la solitudine dell’esperienza.

Ma è “fuori” che si aumenta la qualità delle relazioni. È nostro dovere attuare lo Spirito nelle relazioni. È nostro dovere elevare la qualità delle relazioni umane. È necessario rendere compresente la condizione spirituale nella materia, in ogni singola situazione vissuta. E non serve fare meditazione per portarsi a quel livello.

Nell’essere tramite del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo si diviene qualcosa d’altro.

Lo svuotamento è la condizione necessaria per essere attraversato dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Se il tuo vaso è pieno, nulla entra. Devi lasciarti indurre dal Padre. Per allontanarti dal tuo vaso pieno puoi usare delle identificazione momentanee, per esempio quella con un Maestro.

Non abbiamo nel cuore lo spazio necessario per fare esperienza dell’Altro. Serve spazio nel cuore, per questo a volte l’attraversamento risulta doloroso.

Estasi

L’estasi è l’esperienza della spazialità. Mentre il corpo rimane lì, fermo, l’Essere si proietta all’infinito. A quel punto ogni singola parte si espande, la materia vibra alla frequenza più alta e il corpo svanisce: è l’esperienza della spazialità.

Ciò accade più facilmente nella posizione di za-zen, quando nell’assoluta immobilità fisica si attiva una direzione che rompe con la staticità. Il contrasto che ne risulta è l’estasi.

L’estasi è il massimo del movimento dell’Essere nella staticità.

Filosofie

Ognuno di noi incappa in filosofie, scuole di pensiero, discipline, ideologie, religioni. E ognuno si avvicina per mera fascinazione.

Ma non appena agisce il disagio, la fascinazione smette di funzionare, giacché essa è qualcosa di esterno, mentre il disagio è tutto interno.

Pertanto, si asseconda la fascinazione di una filosofia fintanto che si sta bene, ma poi ci si allontana non appena si inizia a soffrire un po’.

Allo stesso modo assumiamo un certo linguaggio con chi ci stimola positivamente, però poi con noi stessi, vibrando a un livello più basso, lasciamo perdere quel linguaggio perché non lo riconosciamo come nostro.

Le filosofie funzionano solo quando sono vicine alla nostra esperienza. Dobbiamo trovare in esse quelle similitudini che ci permettono di sentire la nostra stessa autenticità, altrimenti ci rimangono estranee: non le riconosciamo ed esse, non ci riconoscendoci, non possono aiutarci.

Spazialità

La sensazione di costrizione equivale inevitabilmente al dolore.

Tuttavia, se nella condizione di dolore si inizia a dare vita – attraverso il movimento – a uno spazio, allora il dolore stesso si attenua, a favore della gioia.

Noi possediamo due strumenti meravigliosi: vita e respiro. Per loro tramite possiamo raggiungere qualsiasi esperienza.

Muovere pensiero e muovere energia = muovere spazio.

In ogni esercizio attivo:

1. Energia fisica;

2. Emotiva;

3. Mentale.

Inizialmente all’esterno, poi tutte e tre nell’immobilità, perché in essa vi è la vastità dello spazio.

Intuire

Attraverso il terzo occhi si intuiscono nuove possibilità dell’Essere.

Intuisco una condizione e successivamente la interpreto con la mente, con l’emozione, col corpo; in altre parole la penso, la sento, la esprimo.

Tale processo di interpretazione a più livelli è la conquista graduale della conoscenza personale.

1. Intuire

2. Interpretare

3. Conoscere

Afflizione

Nell’afflizione ci si trova nel punto più lontano dall’Essere. E, di conseguenza, si interrompe la pratica. Attenzione!

Servirebbe un rituale fisso cui attenersi indipendentemente da tutti i “ma…”, “se..”, “solo che…”.

Rituale

È importante individuare nel l’eseguire il proprio rituale-pratica un punto di vista ogni volta diverso, al fine di evitare la meccanicità della ripetizione.

Per cambiare il punto di osservazione serve indicare al rituale i “luoghi” da osservare. Ad esempio, nel fare il segno della croce, che è un rituale, posso guardare in su, in giù, a sx, a dx e mentre lo faccio indirizzo il respiro. Questo cambia la mia condizione.

Se, guardando in alto coordino il respiro, la mia condizione si trasforma, poiché si tratta di un respiro dire zonata, quindi capace di muovere, spostare, condurre, trasferire, ovvero cambiare la mia vibrazione materica.

Nel rituale che eseguo immetto dei contenuti-intenzioni. Attivo così la direzione. Essa genera uno spostamento e nel fare ciò apre uno spazio, che è mentale, emozionale e fisico.

La dinamica è la seguente:

1. contenuto

2. direzione

3. spostamento

4. spazio (nei tre corpi)

Respiro Indirizzato

A volte non si pratica perché ci si sente vuoti, estraniati, sconnessi. Allora si RESPIRA!

Il respiro è una condizione che abbiamo a disposizione sempre.

Il respiro esiste contemporaneamente all’esistenza. Dobbiamo solo INDIRIZZARLO: espanderlo Ž e contrarlo Ž

Il solo fare questo trasforma immediatamente la condizione in cui ci si trova.

Il respiro indirizzato ha la funzione di cambiare sempre e con semplicità lo stato mentale, emotivo ed energetico. Funziona sempre!

Prima

Avere una pratica di riferimento personale significa possedere a monte delle condizioni, cioè aver già dissodato e concimato il terreno su cui far crescere la propria Via quotidianamente.

Trasformare

Quando una persona “agisce” ( = fa la pratica), in quel momento stesso trasforma il proprio essere.

Chiarire

Nell’eseguire un esercizio posso attivare l’intenzione di mettere lì di fronte a me un problema, un’ossessione, un assillo. Mentalmente dichiaro la questione su cui voglio far luce e che desidero trasformare.

Ogni esercizio ha, infatti, il potere di portare chiarezza su un problema, in quanto permette di guardare alle cose da una diversa prospettiva. Ciò accade perché il mantenere la postura e contemporaneamente l’indirizzare il respiro muovono aspetti potenziali.


Attivazione Chakra
3-5 & 2-6

20 dicembre 2009 domenica
iv incontro

In piedi, con l’occhio di una mano si creo un movimento di rotazione parallelamente alla gola.

Il movimento è minimo, localizzato e preciso. L’intenzione è di attivare il cakra facendolo ruotare.

L’altra mano fa lo stesso sul III cakra in direzione opposta.

Si attiveranno sensazioni e suoni.

Successivamente idem sul II e VI cakra.

NOTA:
è possibile, per essere più precisi nella localizzazione del cakra
, puntare indice e medio al cakra e imprimere così la rotazione.


Tirare la Sedia

20 dicembre 2009 domenica
iv incontro

Dopo aver aperto la porta del cielo, ci si mette uno di fronte all’altro prendendosi la mano destra, braccio teso.

Si porta il peso indietro, ci si flette sulle ginocchia come per sedersi, ci si risolleva lentamente per varie volte.

Si direziona sempre l’inspiro dall’ombelico indietro, oltre la parte lombare.

Testa e busto in asse verticale.

Si cerca di tirare l’altro a sé stando bassi.

Poi si esegue col braccio sinistro.


APRIRE LA “PORTA DEL CIELO”

20 dicembre 2009 domenica
iv incontro

In piedi, porto l’inspiro, da davanti, dentro l’ombelico.

Lo faccio proseguire sino a uscire dal punto corrispondente sulla parte lombare (mig-men).

Da lì lo faccio ulteriormente proseguire all’indietro.

Il bacino ruota in avanti, aprendo il tratto lombare. Il petto rimane in asse verticale.

Contrazione riflessa del pavimento pelvico.

Ci si sente tirare indietro, poiché si proietta l’inspiro indietro attraverso il mig-men aperto. Ciò dà forza.

All’espiro rilasso, e il bacino torna a ruotare in avanti (lordosi).


VISIONE PSICHICA

19 dicembre 2009 sabato
iv incontro

È solo quando si dà direzione al respiro che si manifestano delle visioni e accadono delle esperienze.

Posizione seduta.

Inspiro. Porto l’inspiro dalle narici verso la calotta, internamente.

Ignoro l’espiro.

Dopo vari cicli individuo il punto in cui l’ascesa dell’inspiro si ferma.

Mi concentro su quel punto, e lì genero espansione e contrazione a ogni respiro.

Inizieranno esperienze di visione psichica.





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