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Insegnamenti

Tipi di memoria


La questione della memoria è spinosa. Bisogna saper lavorare sulle memorie senza enfatizzare le esperienze passate, poiché il ricordo può diventare un’ancora da cui è difficile scollegarsi. La memoria diventa allora un’altra trappola, un limite, un inganno.

Le memorie individuali sono un punto di partenza, perché su di esse strutturiamo tutta la nostra visione del mondo. Le memorie individuali sono i paletti che usiamo per dire al mondo «chi siamo». La memoria dovrebbe servire per orientarci, ma ognuno ha disperato bisogno di dire chi è, che cosa ha vissuto, che cosa ha fatto, che cosa ha passato, come se «ciò che è stato» fosse «ciò che io sono». La memoria diventa così stendardo identitario, e ognuno sventola il proprio. A sventolarlo è la personalità, l’ego che si rappresenta nella narrazione di quello che è stato: tentazione di sbandierare momenti del passato, tentativi di riportare in essere eventi ormai chiusi.

La narrazione è un pericolo perché rende gli aspetti narrati irremovibili, a quel punto essi diventano determinanti per quanto accadrà in seguito. Quindi, se alcune esperienze le ho veramente attraversate, sono parte di me, non ho bisogno di narrarle: sono, punto e basta. Io sono l’insieme delle mie memorie e nessuna di esse.

Vi sono esperienze del passato dotate di una forza propulsiva determinante: sono le memorie evolutive, quelle che mi permettono di fare salti di qualità. Il resto delle frange di memoria sono solo «ancoraggio» a ciò che è stato. È quindi importante distinguere nelle memorie ciò che è utile e necessario da ciò che è zavorra passata, condizioni non opportune già vissute: basta! Impariamo a distinguere tra memoria evolutiva e memoria-rifiuto.



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