Insegnamenti
Una delle esperienze che dal mio punto di vista cambiano la visione della realtà è l’attraversamento. Non solo l’attraversamento del corpo nelle frequenze di varia entità; non solo l’attraversamento delle forme, dei simboli, delle rappresentazioni geometriche o spaziali, delle immagini-archetipo o delle divinità; non solo questo, che è già un universo in sé, ma la possibilità di quella particolare forma di attraversamento che è l’amplificazione della vibrazione interna, amplificazione che può raggiungere un’intensità tale da essere percepita dall’orecchio fisico.
Dentro ogni essere si allunga una vibrazione che è emanazione diretta del principio divino. Questo suono sacro, purtroppo, non riusciamo a sentirlo perché tutto il nostro spazio interno è occupato da rumori: pensieri, rappresentazioni, immagini che riteniamo di dovere avere. Non trovando spazio interno libero, questo verbo che continuamente ci attraversa, e che potrebbe rendere la vita di ognuno più piena, più densa, più interessante, più sensata, non viene riconosciuto.
Gran parte del cammino che stiamo cercando di compiere va nella direzione di renderci meno ottusi, per permetterci di credere in ciò che ancora non siamo in grado di vedere o non siamo sufficientemente in grado di percepire; va nella direzione di renderci talmente duttili, talmente vibranti, talmente sensibili, talmente percettivi da poter diventare quel suono e poter vibrare quanto esso vibra – e vibra tanto, poiché la frequenza della luce è molto intensa – rendendo il corpo capace di vibrare a quella frequenza senza bruciarsi.
Ma ci si potrebbe chiedere: “perché tutto questo sforzo? Non sono forse sufficienti le sacre scritture?” In effetti esse sono la decodificazione e l’esercizio di scrittura e riscrittura che nei secoli è stata fatto di quel suono sacro, quindi di ciò che alcuni individui erano in grado di canalizzare e che è stato poi reso accessibile a coloro che non erano in grado di compiere quell’esercizio.
Ma perché non sentiamo il suono sacro? Perché non siamo in grado di dare corpo a questa vibrazione che attraversa ognuno di noi, figli di quell'unico principio? Perché a volte le parole che arrivano da quella vibrazione sono talmente amorevoli e capaci di comprendere da sembrarci stupide. Come se la conoscenza fosse qualcosa che con l’amore non c’entra nulla! Come se la conoscenza fosse in grado di collocarsi in una dimensione talmente astratta concettualmente da essere conosciuta solamente da alcuni. Ma le verità rivelate devono poter essere comprese da tutti. E noi comprendiamo che sono verità assolute proprio perché sono universali. Non è un caso che nella storia siano sempre state le persone umili a poter interpretare e tramandare io Verbo, perché, non offuscate dalle sovrastrutture, si concedevano di poter essere un canale, cosa che noi invece non riusciamo a fare, anzi, ci sentiamo stupidi a farlo.
È sicuramente un processo difficile, perché si tratta di concentrare la propria attenzione in un punto, si tratta di essere in grado di sentire quel punto, escludendo dalla percezione il resto delle sensazioni che arrivano dal corpo per sentire la vibrazione che in quel punto si amplifica. Significa escludere la mente che vorrebbe interpretare, connotare le parole, assecondare la propria esperienza con toni più o meno amorevoli, drammatici o empatici. E poi lasciar fluire, mettere in relazione il cuore con la gola, la mente con la gola e, soprattutto, mettere da parte sé. Operazioni complesse, ma non impossibili. Sto parlando della possibilità di percepire il sacro suono perché, nel momento in cui riusciamo a sentirlo, la nostra vita cambia, e cambia in maniera irrevocabile.