scuola di ricerca spirituale

Insegnamenti

Raniero Gnoli, Divorare il tempo


Divorare il tempo

Un altro dei mezzi proposti per “divorare il tempo” è la graduale proiezione mentale nei quattro secondi di durata media di un atto respiratorio di cicli temporali sempre più estesi, dai periodi di ventiquattro minuti fino ad interi eoni cosmici. L’affermazione astratta della nostra identità con il tutto si traduce, nella concreta prassi religiosa, nella proiezione effettiva (attraverso speciali meditazioni e liturgie) di tutti i vari elementi del cosmo, spaziali e temporali, nel corpo e nel soffio vitale del discepolo, che, mentre realizza, attraverso questi metodi, l’insostanzialità di uno spazio e di un tempo estrinseci, separati dalla sua coscienza che li pensa e che pensandoli li crea, sa anche che questi non sono altro che il ritmo della sua coscienza, del suo io, che, attraverso l’infinita molteplicità e le smisurate grandezze dei mondi che riempiono l’universo e dei cicli temporali che li regolano, si affermano come unità, come forza, come coscienza. Il tempo non è, per queste scuole, una realtà a sé stante, fissa, omogenea, che dal di fuori misuri l’agire dell’uomo, ma piuttosto quest’agire stesso e quindi lo stesso movimento interiore della coscienza, cioè la vita. Un ritmo unico di durata, valido egualmente per tutti gli esseri, non esiste. Il tempo solare, eccetera, è semplicemente una misura estrinseca, arbitrariamente sovrapposta al tempo interiore, all’attività concreta dell’individuo. In un istante di tempo astronomico si può dunque vivere, sognando o fantasticando, un periodo illimitato di tempo “reale”. “Tutte le creazioni e dissoluzioni dei mondi – dice nel Tantrāloka Abhinavagupta – non sono altro che il naturale vibrare della coscienza. Appunto per questo è stato detto che nel respiro può sorgere ogni ciclo temporale. Il tempo che consiste nella molteplicità dell’agire e quindi si basa unicamente sulla volontà non ha perciò una natura fissa nella realtà esteriore. Quand’uno infatti sogna di essere in sogno, quando sogna, quando si è addormentati, quando ci si abbandona alla fantasia, nella concentrazione e infine nelle tecniche esposte di creazione e dissoluzione, un istante solo, per quanto piccolo esso sia, può parere estesissimo” [Abhinavagupta, Tantrāloka, VI, 152 sgg.]. I quattro secondi di durata media dell’atto respiratorio contengono la vita nella sua interezza e quindi tutto il tempo, il quale non è altro che il movimento intimo ed inalienabile della respirazione. In ogni espirazione ed inspirazione si ripete la scissione originale della coscienza in tutto quello che esiste e il recuperarsi di essa nella sua indivisa pienezza. Lo yogin, al culmine di questo processo, diventa così, da strumento passivo di un tempo divoratore ed onnipotente, unico attore e creatore di esso.

Raniero Gnoli, Introduzione in Abhinavagupta, Essenza dei Tantra, Torino, 1979, pp. 78-80.

TUTTI GLI INSEGNAMENTI



Contattaci - Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons