scuola di ricerca spirituale

Insegnamenti

Essere una superficie riflettente


Quando pensiamo o immaginiamo di voler realmente svegliarci, di voler realmente comunicare, di voler realmente essere, di voler realmente fruire di tutte le possibilità che ci vengono date, tutto ciò lo facciamo sempre partendo da quello che siamo, non ci dimentichiamo mai di ciò che siamo.

Questo continua ad accadere anche quando respiriamo e tentiamo di fare spazio dentro di noi per lasciare che si affacci qualcosa di nuovo: non ci riusciamo. Anche quando il suono, la vibrazione, la parola, il verbo o qualche cosa si affaccia, lo deformiamo; è molto difficile che fluisca ed esca da noi senza creare delle interferenze e senza mettere in atto delle modificazioni.

Tutto ciò è normale, giacché l’idea di uomo passa attraverso l’incarnazione individuale, passa quindi attraverso di me. Quando interpreto e quando vengo chiamato ad esprimere, sono io che esprimo. Anche quando vengo animato dall’interno, sono sempre io che esprimo. E se non riesco ad essere come una superficie che riflette, trasparente e luminosa, quello che rimando sarà più o meno sempre uguale a me stesso. E da questo gioco non riesco a uscire. Come fare?

Le strade sono grosso modo due. La strada dello scuotimento: scuoto, scuoto, scuoto finché lo scuotimento fa emergere; oppure l’altra, quella dello sprofondamento: sprofondo nella parte meno contattabile dei miei pensieri, meno contattabile da quello che normalmente vivo-esprimo. Sprofondo fino a dimenticarmi di me. Ma quanto riesco fare questo? Quanto riesco davvero a dimenticare me stesso?

In apparenza sembra esserci una contraddizione, perché prima abbiamo detto: “svegliati!” e poi: “dimenticati!”. Allora, devo svegliarmi o dimenticarmi? Devo dimenticarmi per potermi svegliare, mi sembra ovvio. Devo, infatti, addormentare e sopire tutte le parti che continuo a ripetere sempre uguali a se stesse per potermi risvegliare a me stesso.

Anche nella retorica, quando diciamo che dovremmo svegliarci o aspirare al risveglio, in realtà che cosa stiamo chiedendo a noi stessi? Di essere liberati? Di scoprirci, come nelle favole, in una realtà altra, straordinaria, che mette in atto una sorta di riscossa della nostra realtà meschina? Che cosa significa risvegliarsi? Quale significato, quale attribuzione, quale valore ognuno di noi dà a tale richiesta o a questo potenziale atto?

Provate a pensarci, ci aiuta a fare chiarezza.



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